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venerdì 27 gennaio 2012

Pesca e turismo nei grandi laghi -- E BOOK

E' con piacere che vi segnaliamo l'uscita del nostro e book, "PESCA E TURISMO NEI GRANDI LAGHI".

Il libro contiene una serie di interessanti itinerari di pesca sui più grandi laghi d'Italia, un'infinità di dritte per visitare bellissimi posti affacciati su questi specchi d'acqua, oltre a moltissimi link e indirizzi utili per trovare ogni genere di informazione: dai regolamenti di pesca agli affitta barche, dagli enti turistici ai campeggi ..insomma una vera e propria guida per organizzare una perfetta vacanza di pesca e non solo, godendosi lo spettacolo dei nostri grandi laghi.
Oltre a tutto questo nel libro è presente un approfondito capitolo sulle tecniche di pesca nei laghi, dalle più nuove alle più antiche, curato in gran parte da Gianpaolo Pedersini (vi cosigliamo di vitare il suo sito A PESCA IN BARCA SUL LAGO DI COMO)
Infine vi diamo pure parecchie gustose ricette tipiche della cucina fatta coi pesci di lago....

se volte l'ebook cliccate questo link....

PESCA E TURISMO NEI GRANDI LAGHI

martedì 24 gennaio 2012

Pesca Onlus

Gli elettrostorditori, sono costituiti da un generatore, dal quale escono due cavi terminanti con un polo positivo e uno negativo.

Il polo positivo o anodo di solito è costituito da un guadino metallico fissato all'estremità di un manico isolato in vetroresina. L'anodo può avere forma di sfera, di paletta, o essere fissato a delle reti di sbarramento.

Il polo negativo o catodo termina di solito con una treccia metallica.

Anodo e catodo sono collegati al generatore mediante speciali cavi in gomma neoprene a doppio isolamento, molto flessibili e resistenti, disponibili in varie lunghezze.
La pesca elettrica sfrutta le reazioni indotte nei pesci dalla corrente che li attraversa, come conseguenza del campo elettrico che si forma immergendo in acqua un polo con carica positiva e uno con carica negativa. I pesci che si trovano nel campo compreso tra i due poli vengono attirati da quello positivo, verso il quale si dirigono nuotando attivamente, per poi rimanere storditi.

Gli elettrostorditori a corrente continua inducono i pesci a dirigersi verso l'anodo e, quando sono sufficientemente vicini, li stordiscono. Gli apparecchi ad impulsi sono invece molto più potenti ed efficaci; hanno però una minore azione attrattiva e tendono a stordire rapidamente i pesci, con il rischio di danneggiarli, se l'operatore non è particolarmente attento.




La pesca elettrica in ruscelli, canali e ai margini di un fiume, dove l'acqua è bassa, viene praticata in maniera comoda e veloce, a piedi, con apparecchi elettrostorditori a zainetto, mentre nelle acque più profonde si usano apparecchi più potenti e pesanti come barche appositamente attrezzate.
La squadra di pesca dovrebbe essere composta da almeno tre operatori: uno che trasporta lo zainetto, uno che usa l'anodo per attirare i pesci, e il terzo che porta un guadino e un secchio per raccogliere i pesci dopo averli storditi. Poi il tutto viene scaricato in camion o PK con acqua e bombole di ossigeno. Per motivi di sicurezza, la squadra deve sempre essere composta da almeno due persone.




Osservazioni dal vero però notano che in effetti il pesce và verso chi ha l’ elettrostorditore che il più delle volte ha annesso un guadino quindi è lui stesso che raccoglie il maggior numero di pesci. Osservato da uno degli autori in diversi recuperi in canali e roggie del novarese e pavese.

I risultati della pesca elettrica, conseguenti alle caratteristiche del campo formatosi, dipendono da molteplici fattori, quali: il tipo e la potenza dell'apparecchio usato, la conducibilità e la temperatura dell'acqua; la forma(pare sia determinante la lunghezza del pesce, ma non sempre…) , le dimensioni e le reciproche proporzioni fra gli elettrodi; le specie dei pesci, la loro taglia e il loro stato fisiologico; la natura e la conducibilità del letto e delle sponde del corpo d'acqua; il tipo di corrente erogata.




L’apparecchio DEVE essere usato da gente esperta ed autorizzata dalle autorità competenti.


Queste operazioni vengono fatte per salvare pesci in luoghi (generalmente canali e fossi ) in asciutta quasi totale e immetterli ove vi sia acqua. Oppure per catturare dei riproduttori da spremere (generalmente trote) e dar luogo alla fecondazione assistita in modo da contenere le perdite di uova che avvengono in natura anche per la predazione di altri pesci. Naturalmente le trote vengono messe in apposite vasche di mantenimento. Delle volte si usano vasi Zug che non sono altro che bottiglie grosse ove vengono messe le uova e acqua continua dal basso verso l’alto; quando i piccoli nascono trasbordano nella vasca sottostante.




Tante sono le associazioni e club che gestiscono apposite strutture e a noi piace citare il Tinella (http://www.tinella.net/) con la super visione dell’ ittiologo Cecuzzi.
Con frequenza settimanale si controllano i settori delle femmine selezionate per verificare la presenza di trote mature. L’operazione di spremitura o “mungitura” consiste in massaggi medio-ventrali per accompagnare l’uscita delle uova in particolari contenitori. Dopo questa operazione avviene la spremitura dei maschi. Sulle uova estratte dalle femmine mature si cosparge il liquido seminale maschile. Questa operazione di spremitura avviene nelle modalità simili a quelle praticate per le femmine.




Poi si mescola lo sperma colle uova usando delle penne. Lo sperma di un maschio dovrebbe bastare per 2-3 femmine a seconda delle dimensioni. Le uova dopo 15-20 minuti generalmente sono lavate per togliere residui di feci. La schiusa avviene col rapporto gradi giorno; La fario mediterranea ha 420gradi/giorno cioè a 10 gradi ci metterà 42 giorni come esempio. L’ immissione nel corso d’ acqua avverrà poi al raggiungimento della misura desiderata. Prima si effettuerà maggiori saranno le perdite di avannotti ma maggiore sarà anche la rusticità delle trote. Gli avannotti andranno poi seminati dove ritenuto idoneo e tante volte in scoscesi rialetti di montagna ad altitudini notevoli.




E’ ben chiaro che una accurata e rigida selezione dei riproduttori come salute e specie darà miglior qualità. Avendo vasche adeguate si possono anche tenere i riproduttori per l’anno successivo.

Noi di Pesca&Pesca sosteniamo che le operazioni debbano venire fatte sempre sotto la direzione e la visizione di un ittiologo.




Facciamo poi notare che tutte queste operazioni sono fatte da volontari come quelli della associazione varesina AREALI (http://areali.forumcommunity.net/) che oltre a perdere del loro tempo e magari anche un po’ di vil denaro (anche solo per i trasferimenti), ci mettono una notevole energia fisica per marciare nel fango o nel fondo scosceso di torrenti, patire il freddo, portare secchi pieni di acqua ecc ecc; ed è quindi a loro che ogni pescatore dovrebbe dire un bel GRAZIE…….e se possibile dare una mano.
Inoltre come volontari possiamo ben inserire quelle persone che con decreto prefettizio svolgono le funzioni di guardapesca volontario….sempre ONLUS!

lunedì 16 gennaio 2012

La Drava

La Drava sgorga nei pressi della landa di Dobbiaco in Val Pusteria. Da qui inizia il suo corso attraverso il Tirolo orientale, Carinzia, Slovenia e Croazia fino a sfociare nel Danubio.
La Drava rientra tra i più lunghi fiumi europei, il suo corso è lungo ben 720 km, di cui 102 sul territorio della Slovenia La Drava (tedesco: Drau, ungherese: Dráva, sloveno: Drava) è un affluente del Danubio, che nasce nel comune di San Candido(nelle vicinanze della sella di Dobbiaco (BZ) nelle Alpi Orientali, spartiacque tra il bacino del Mar Adriatico e di quello del Mar Nero) e scende verso est. Il suo bacino idrografico ha un'area maggiore di 11.000 km² e si estende su 5 Stati e la sua portata media alla foce è di 670 m³/s.Nell' abitato di San Candido quello che è un piccolo rigagnolo, riceve il primo affluente, il Rio Sesto, molto più ricco di acque.
Pochi chilometri a valle della sorgente, in località Prato Drava entra in territorio austriaco. La Drava attraversa poi la Slovenia, la Croazia e segna per un lungo tratto il confine tra quest'ultima e l'Ungheria, sino a sfociare nel Danubio sul confine tra Croazia e Serbia, dopo un percorso di 749 km. Questa lunghezza lo rende il maggiore fiume che "nasce" in Italia e il più lungo tra quelli che scorrono almeno parzialmente su territorio italiano la Drava è navigabile negli ultimi 90 km del suo corso. Questo importante fiume viene spesso addotto come esempio di incoerenza nel definire i nuovi confini tra Austria e Italia nel primo dopoguerra. Infatti, l'Italia aveva chiesto ed ottenuto i territori tirolesi a sud dello spartiacque alpino, mentre tutti i comuni ad est di Dobbiaco (in ted. Toblach) sarebbero dovuti, secondo questa logica, permanere sotto dominio austriaco, cosa non avvenuta nei fatti. Nel suo corso ci sono imponenti dighe ma la prima nei pressi di Rosegg è alimentata da un canale By Pass che assieme a quella che definiremo “Drava piccola” per la restante acqua non prelevata forma una specie di isola dove sorge l’ albergo Aktiv Hotel da molto meta di fungaioli e pescatori colle esche naturali (www.adrianogargantini.it). In gestione altre acque per spinning e mosca e anche carpfishing.
























giovedì 12 gennaio 2012

Libri sulla pesca

Vi segnaliamo un po' di titoli di libri e manuali (disponibili anche come ebooks) che potrebbero essere interessanti.
A me è capitato di spulciarne qualcuno attraverso Google Books e di leggerne altri per intero nella versione Kindle: alcuni di questi sono davvero ben fatti, completi e scritti con conpetenza.

Leggere un buon libro non fa mai male... :-)

mercoledì 11 gennaio 2012

Foto di Alessandro Falchi

Il nostro lettore, Alessandro Falchi, ci ha inviato quelle belle foto fatte da lui a Siracusa.
Noi le pubblichiamo con piacere e vi invitiamo a visitare il suo sito a questo indirizzo :

http://www.afalchistudioblog.com/











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lunedì 9 gennaio 2012

Rottura apicale canna fissa

Arrivate sul luogo di pesca e si è rotto l’attacco della canna fissa urtando contro qualcosa?
Niente paura, se avete dietro la serie di gommini di plastica che si usano per fermare il filo contro l’ astina del galleggiante, siete a cavallo.
Prendetene qualche centimetro di dimensione che si incastri bene 8-9 cm dopo l’ apicale (quello blu nella foto) e un altro lungo sempre quei centimetri (quello giallo). Il secondo lo infilate subito nel filo. Fate un capio ampio al filo e lo raddoppiate e poi lo infilate nella canna e lo stringete in fondo al gommino blu. Fate un po’ di spirali attorno all’ ultimo pezzo dell’ apicale e poi infilate bene il gommino giallo.







mercoledì 4 gennaio 2012

Incollare bigattini, di Michele Moscati e Nicola Zurru

Pratica sicuramente più diffusa in acque interne che in mare, qualcuno l’ha definita un’arte, l’incollaggio del bigattino sicuramente può essere utile in molte delle più comuni situazioni che prevedono l’uso delle larve, o addirittura fondamentale per il buon esisto della pesca in casi particolari. Ricorrendo a metodi di pesca che prevedono l’ausilio di canne come bolognese, inglese ecc., volendo impostare l’azione di pesca sul fondo (presenza di corrente, profondità ecc. o per semplice scelta) si ha la necessita di velocizzare e concentrare la discesa dei bigattini; evitando dispersioni qua e là di larve sfuse. Esistono sicuramente altri metodi di pasturazione con bigattini rilasciati sul fondo, ma decisamente non ci consentono come la colla di gestire la pasturazione totalmente sia come quantità, scelta di tempi, altezza di pesca ecc. Consigliamo di provare la colla a chi durante alcune giornate di pesca si tormenta pensando “chissà dove sono finiti…” Per affrontare diverse condizioni riscontrabili in pesca, potete ricorrere a tre tipi di incollaggio:

- Incollaggio “classico”
- Incollaggio “pesante”
- Incollaggio “leggero”

Cosa ci può servire….

I bigattini: se pasturando con larve sfuse possono bastare anche quantitativi minori, ricorrendo all’uso della colla per qualche ora di pesca, è utile averne una buana quantità almeno 1 kg da incollare, più la scorta. Collante: esistono diversi tipi di colla sia per marca che per tipo, con caratteristiche diverse, le principali sono la gomma arabica (di colore giallastro) e la colla bianco neve. Tra le due è sicuramente migliore la prima, ma purtroppo è anche molto più difficoltosa da usare e sono diversi anche i tempi di incollaggio quindi per i neofiti o per i semplici amanti della pesca, non agonisti, consigliamo la classica “bianca” che da ottimi risultati anche durante i primi tentativi ed è più facile da utilizzare. La gomma arabica è più collante rispetto all’altra, nella scelta valutate anche il tipo di contenitore, è utile ricordare che và tenuta in luoghi asciutti, se per sbaglio dovesse entrarci umidità o peggio acqua, potremo rischiare di dover buttare tutto.
Setaccio: per avere un buon incollaggio delle larve, queste devono essere più pulite possibile e prive di segatura ecc., le soluzioni possono essere due, o si chiede al negoziante di fiducia (anche se qualche furbetto con la scusa del mantenere “asciutti” i bigattini abbonda con quantità di segatura ecc.…. quello non può essere il nostro negoziante di fiducia… è preferibile andare dal falegname a comprare segatura, voi fatevi dare bigattini!!!!) o bisognerà rimuovere tutto con l’aiuto di un setaccio, procedimento che comunque comporta una perdita di tempo. Può andar bene un setaccio metallico a maglia da 2-2,5 mm, uguale a quelli per disgregare i grumi delle pasture (attenzione al materiale però i bigattini rilasciano una sostanza particolare che rovina reti metalliche e elastici delle fionde). Ora come ora esistono in commercio appositi setacci all’interno dei quali è anche possibile incollare i bigattini una volta puliti, sono in plastica con rete in plastica, una rada per la setacciatura, una un po più fitta per l’incollaggio.



Recipiente per l’incollaggio:
è necessario avere una bacinella o vaschetta ampia che ci consenta di distribuire correttamente colla e umidificazione anche su abbondanti quantità di bigattini; la scelta del materiale può variare anche a seconda della stagione, considerato che nella stagione calda i bigattini sudano molto e si potrebbe avere un eccesso di umidificazione naturale, in alcuni casi sarebbe da preferire il legno come materiale (mantiene stabile la temperatura al suo interno ed è un materiale assorbente) in tutti gli altri casi va bene un recipiente plastico; altri invece utilizzano recipienti con fondo realizzato con zanzariera per far respirare anche i bigattini sul fondo. L’ideale sarebbe farsi il telaio in casa semplicemente aprendo il fondo di una bacinella e attaccandoci con del nastro una rete plastificata molto fina al posto di questo.
Vaporizzatore o spruzzino: questo strumento per molti non è indispensabile, perché per l’umidificazione dei bigattini si bagnano le mani e mescolano il tutto, ma credo proprio che avere un piccolo spruzzino a portata di mano consenta di distribuire meglio l’umidificazione su tutti i bigattini, e controllarne l’eccesso che è la maggiore causa di incollaggi mal riusciti. Si può anche utilizzare il guadino bagnandolo e spolverando sopra le larve, ma è consigliabile farlo solo se c’è molto sole e quindi saremo sicuri che l’eventuale acqua in eccesso asciughi immediatamente, e mi raccomando, se vedete che l’incollaggio a causa della troppa acqua non prende in tempi ristretti, non fate l’errore di aggiungere nuova colla, è la cosa più sbagliata da fare, l’attesa è la miglior cosa, poi col tempo imparerete. 

L’incollaggio “classico".
Questo tipo di incollaggio è utile in condizioni di acque medio-lente con profondità non eccessive. Come abbiamo accennato per avere un ottimo incollaggio si tiene conto di molti aspetti, tra cui i principali che sono l’umidificazione e il quantitativo di colla da impiegare, a seconda di questo rapporto possiamo avere un rilascio più o meno veloce delle larve sia sul fondo che in discesa. Considerato che ogni pescatore credo che abbia il suo metodo personale in base all’esperienza, cerchiamo di vederne uno che possa permettere di limitare il numero degli errori, con i vari passaggi.



1) verifica dello stato dei bigattini – prima di versare i bigattini nel nostro recipiente come abbiamo visto in precedenza dobbiamo verificare che siano puliti, se non lo sono si versano prima nel setaccio e procediamo a ripulirli per bene da segatura, residui di nutrimento ed altro. È importante per realizzare un incollaggio ben fatto. Meglio ancora recatevi in quei negozi in cui i bigattini li vendono puliti, ce ne sono parecchi. 
2) verifica dello stato di umidificazione naturale - una volta puliti e versati nel nostro recipiente, testiamo lo stato di sudorazione naturale del bigattino (solitamente se li abbiamo mantenuti all’interno di una sacca in stoffa saranno asciutti o quasi, viceversa in un recipiente plastico potrebbero essere umidi) questa varia molto anche in relazione ai periodi dell’anno e all’umidità presente nell’aria, particolare attenzione và prestata nelle ore calde dei mesi estivi o nelle nottate umide, perché potrebbe aumentare l’umidificazione naturale anche dopo l’incollaggio. Per fare questo basta mettere il palmo della mano sopra le larve quando sono nel recipiente, la sensazione di secchezza o umidità è immediata (i bigattini umidi o trasudanti puzzano anche di più).



3) umidificazione artificiale – una volta valutato il grado di umidificazione naturale dobbiamo valutare, se necessaria, l’aggiunta di umidificazione artificiale (è bene ricordarsi che in molti casi il quantitativo di acqua necessaria è modestissimo con il vaporizzatore per 1 kg. di bigattini basta qualche spruzzata) in caso è preferibile aggiungerne in seguito, perché se eccediamo rischiamo di compromettere la possibilità di incollaggio. Adesso dobbiamo rendere uniforme l’umidificazione, c’è chi lo fa con le mani, c’è invece chi come me fa saltare il tutto più volte dal recipiente, la colla che si appiccica sulle mani è fastidiosissima ve lo assicuro. Se ci accorgiamo di aver esagerato con l’umidificazione, prima di cospargere la colla, possiamo provare a rimettere i bigattini in una sacca pulita e ascitta, asciugate la bacinella e si rincomincia da capo. 
4) l’aggiunta della colla – questa forse è la parte più critica per chi inizia, c’è chi si regola a tappi, chi a cucchiai, chi a cucchiaini ed altri con l’erogatore forato sul tappo. Il quantitativo da cospargere sulle larve, dipende dal tipo di colla scelta e dall’umidificazione, la gomma arabica ad esempio è più collante quindi necessita di minori quantitativi. Considerato che queste due righe sono per chi vuole iniziare, ci sentiamo di consigliare la colla bianco-neve, anche se bisogna aumentare la dose di un bel po’. Questa sicuramente, rispetto all’altra più collante, consente di ridurre il numero di errori, riuscendo a valutare meglio i primi rapporti umidificazione/quantità colla, ed evitare problemi per eccesso di collante. Io mi regolo con l’erogatore, ma credo che come riferimento si possano prendere 2/3 cucchiai da cucina per kg di bigattini. Il vantaggio della gomma arabica è invece che risulta meno appiccicosa alle mani ad incollaggio ultimato, se abbiamo commesso qualche errore. Una volta cosparsi per bene i bigattini, si rigira nuovamente il tutto per rendere uniforme anche la distribuzione della colla.





5) attesa per la presa del collante
– se avete fatto tutto bene, dopo qualche minuto vedrete le larve incominciare a rallentare fino a fermarsi, se dopo una decina di minuti vedete che il collante non ha fatto presa (o restano ancora molti bigattini liberi) può dipendere o da un eccesso di umidificazione, o da una carenza di umidificazione, in questo secondo caso possiamo dare qualche altra spruzzata senza esagerare (un eccesso spropositato di acqua sui bigattini a inizio o già parzialmente incollati può costringerci a dover buttare tutto!!!) e si rigira. 
6) utilizzo – dovremo essere riusciti a realizzare la nostra “torta” di bigattini, adesso possiamo staccare le nostre palle o palline pronte per essere usate per pasturare, se queste risultassero un po’ appiccicose nella mano, possono essere utilizzate comunque con qualche accorgimento (vi “sporcate” le mani con sabbia fine o borotalco o addirittura con la colla come si fa con la farina in casa, è sempre bene avere una bacinella d’acqua e uno straccio con se, la colla sulle mani è fastidiosiisima e compromette anche le normali operazioni di pesca).
È importante seguire questi passaggi per evitare di mettere la colla prima di umidificare, altrimenti questa con il movimento dei bigattini và a depositarsi sul fondo del recipiente con il risultato che avremo i bigattini che si andranno ad incollare alle pareti ed al fondo del contenitore. 

Incollaggio “pesante”

Quando per motivi legati alla presenza di molto fondo, alla nostra scelta di velocizzare la discesa della pastura o per motivi legati alla presenza di corrente che possa far cambiare traiettoria in discesa alle nostre palle, si può appesantire il tutto ricorrendo all’uso di ghiaino di piccola pezzatura lavato, o quarzite o ghiaietta specifica per acquari ecc. Ricordarsi sempre che questi devono essere puliti da polverine e residui vari. Esistono diversi metodi di incollaggio dei bigattini insieme ai “pesi”, come al solito c’è chi incolla prima il ghiaino e dopo aggiunge i bigattini, chi fa due incollaggi separati e poi mischia ecc. Noi per restare legati alle fasi che abbiamo visto nell’incollaggio “classico” durante l’attesa per la presa del collante (aumentando in precedenza il quantitativo di colla), quando le larve incominciano a rallentare come movimento inseriamo la nostra ghiaia (la scelta del quantitativo è in base al grado di pesantezza che vogliamo raggiungere, per iniziare tenetevi su una percentuale dal 20 al 40% in proporzione al quantitativo di bigattini). Attenzione a non farlo prima altrimenti con le larve ancora belle in movimento la ghiaia andrà a depositarsi sul fondo e non si distribuirà uniformemente.





Incollaggio leggero…
Quando si decide di pasturare con l’ausilio della fionda per basso fondo o pesca superfice/mezzo fondo, la distanza che si può raggiungere anche con la fionda “havy” ad elastico grosso è di circa 20-25 mt con vento a favore. Per guadagnare qualche metro o per ridurre l’apertura delle larve fiondate limitando l’area di pasturata, possiamo realizzare un incollaggio leggero, sfruttando l’umidificazione naturale dei bigattini e cospargendoli di colla; se la sudorazione della larva non è sufficiente si dà solo una leggerissima spruzzatina. Questa operazione ha comunque bisogno di una buona dose di pratica in quanto le prime volte i bigattini rimarranno per lo più all’interno della fionda, col tempo si impara.



Questi tipi di incollaggi potrebbero tornarvi utili nelle più comuni circostanze di pesca, è bene ricordarsi che le prime prove è meglio farle con una piccola quantità di bigattini, altrimenti se fate errori rischiate di dover buttare via tutto!!!! Per avere incollaggi perfetti possono volerci molte prove e forse anni di esperienza, ma il pescatore è caparbio.