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martedì 27 dicembre 2011

Lucci dei laghi



Chi va a lucci non ci va di certo per prendere roba da 2-3 kg, anche se poi alla fin fine un luccio di tali dimensioni è sempre meglio di nulla… Quindi quali luoghi sono ideali per tentare la cattura di grossi lucci se non i laghi ??? In Italia ne abbiamo a migliaia fra piccoli, medi, grossi e semplici stagni di qualche ettaro o più. Non tutti hanno soldi e tempo per andare a cercarli in Irlanda, Olanda, Svezia, Romania ecc ecc e se all’ estero, forse, ne prenderemo di più, in quanto a dimensioni anche nel nostro paese non scherziamo. La cattura più grossa avvenuta in Italia pare sia stata quella di un esocide di 27 Kg nel Po, ma la foto fece un po’ discutere in quanto fatta con Polaroid istantanea , di pessima qualità ed inviata all’allora articolista di spinning Roberto Cazzola. Anche ultimamente sono usciti grossi pesci oltre i 10 kg con catture oltre i 15 nel Lago di Como e nel Maggiore E lasciamo stare quelle non note e per lo più fatte da professionisti colle reti…



I lucci presenti in Italia sono di 2 specie; una alloctona proveniente dai paesi dell’ Est e una autoctona.
Si riproduce fra febbraio e fine aprile (a seconda delle zone) deponendo uova in più volte e in più giorni: esse sono delle dimensioni di circa 2.5 mm e si schiudono in circa 10-15 gg e gli avannotti sono lunghi 1 cm o poco meno. A 4-5 cm sono già carnivori a tutti gli effetti e una delle difficoltà maggiori dell’ allevamento è il cannibalismo che si registra. Quando insidiarlo? Di certo il periodo migliore è l’ autunno inoltrato quando il predatore deve prepararsi alla dieta dei rigori invernali visto che le prede diminuiranno molto di numero; in inverno si alternano giornate buone a periodi infruttiferi dal punto di vista delle catture. Nelle acque con poca profondità quando il sole scalda un pochino qualche piccolo pesce fa la sua timida comparsa ed ecco che anche Mister Esox si materializza per alimentarsi. Nei periodi caldi esso è ben presente ma anche ben sazio ed è difficile ma non impossibile catturarlo. Comunque il luccio è un pesce a sangue freddo e pertanto la sua biologia o, diciamo, i suoi ritmi biologici risentono di questo e specie l’innalzamento o abbassamento della temperatura e di questo, più che della stagione, dobbiamo tener conto.

Dove? Da riva senz’altro vicino ad ostacoli o erbe sommerse ove esso è nascosto ad attendere i pesci pasto. In barca con l’ecoscandaglio bisogna cercare queste posizioni. Una delle probabilità migliori di trovarlo è nelle vicinanze delle legnaie per persici reali. Comunque in ogni stagione bisognerebbe agire ove stazionano i branchi di pesce che mangia e questo include anche agire a grosse profondità, cioè anche a 15-20 metri. Un grosso luccio mangia di tutto e quindi anche persici reali ed agoni ad esempio o, ove coesistano, le trote.



Quali tecniche? Le principali sono 4 di cui solo 3 applicate in maniera costante nel nostro paese. L’ultima consiste nel presentare il pesce esca morto a fondo ed è tipica di altri paesi ma poco praticata in Italia.
Pesca col vivo: Si tratta di mettere un pesce vivo in acqua nei seguenti metodi:
a) A fondo semplice tenuto fermo in posizione dal piombo e spostato ogni tanto.
b) Tenuto all’ altezza desiderata da un grosso galleggiante
c) Tenuto vicino al fondo usando la “Giostra” che prevede un grosso galleggiante sferico dentro cui passa il filo ove prima avremo inserito uno stopper. Un altro galleggiante più piccolo a 1/1.5 m. dall’ attrezzo speciale detto appunto giostra. Un metro o più di finale di minor sezione della madre e piombo terminale. Il finale “fine” serve in caso di incaglio.

Pesca col Mort Manieè: E’ senza ombra di dubbio la più redditizia se applicata bene. Un pesce morto infilato in una speciale montatura detta Drachkovich (dal nome del suo inventore) con piombo in testa. L’ esca deve essere fatta saltellare di 10-30 cm sul fondo ad intervalli di qualche secondo con il filo ben in tensione. La canna deve essere sensibile in modo da avvertire i saltelli. I pesci esca dovrebbero essere pesci locali uccisi sul momento o poco prima; Roba decongelata si sfalda dopo qualche lancio.

Pesca a spinning: è’ senz’altro la più praticata ma agendo verso il luccio porta sovente il neofita a sbagli specie nei laghi. Il luccio non insegue l’esca per molto spazio ma si limita a veloci scatti della lunghezza di 1/1.5 m. e quindi è essenziale fare arrivare gli artificiali a portata di muso. Questo vuole dire che lanci a casaccio nella vastità lacuale sono solo perdite di tempo e che bisogna agire nelle zone descritte sopra. Quindi è anche essenziale saper scegliere l’ artificiale giusto che lavori all’altezza desiderata; se un leggero rotante o un minnow galleggiante sono adatti nei pressi di cannetti, non lo sono se agiamo su grossi fondali ove, grossi siliconici innescati su teste piombate od al limite Cranck Bait che raggiungano grosse profondità, sono più indicati. L’ ondulante colla sua versalità è molte volte il classico “asso nella manica”.
Sono della convinzione che il luccio attacchi tutto ciò che si muova se ha fame o è un po’ irritato ma comunque un di più è avere minnows colorati secondo i pesci che stazionano nel bacino in cui agiamo. L’ ex “collega” Giorgio Montagna ha più volte scritto che si fa fare minnows color agone quando pesca nel Mergozzo e nel Verbano e mi sembra un ottimo consiglio visto che l’ agone è molto presente in quei laghi.



In qualsiasi tecnica bisogna ricordarsi di alcune essenziali:
a) Finale sempre in acciaio per evitare tagli del filo perdendo il pesce e lasciandolo libero con una ancoretta e/o artificiale che gli procurerebbero problemi

b) Canne, mulinelli e fili in ottimo stato di conservazione in quanto i pesci possono e si spera siano grossi.
c) Non lesinare sulle dimensioni degli attrezzi e dei fili ..vedere punto a
d) Maneggiare il pesce con molta cautela nei pressi della bocca in quanto i suoi affiliati denti procurano ferite dolorose.
e) Per grosse prede guadino capiente o raffio oppure l’ apposita pinza a disposizione.
f) In barca non uscire ,se non espertissimi, con tempo cattivo visto che nei grandi laghi il vento causa moti ondosi quasi marini.
g) “pinze da luccio apri-bocca” e dalle comuni pinze per slamatura. Le pinze da luccio sono utili per tenere aperta la bocca del pesce, che in questo modo può velocemente essere slamato e liberato se non lo si vuole gustare a tavola.
h) La Pazienza!!!

martedì 20 dicembre 2011

Acqua sopra l'acqua

Vi è una porzione di circa 200 mq nel novarese in cui si mescolano acque “importanti” per il Piemonte; qui l’acqua passa sopra l’ acqua e il pescatore non sa ove immergere la lenza.

Il Canale Cavour è un canale costruito fra il 1863 e il 1866 a “picco e pala”.
Il suo inizio è a Chivasso (TO) e termina nel comune di Galliate (NO) dopo 85 km. La sua porta massima è di 200metri cubi secondo, che diminuisce gradualmente.
Fra Saluggia e Crescentino riceve il corto ,ma di grossa portata, canale Farini che deriva dalla Dora Baltea. Nel luogo in oggetto la profondità è sui 3 metri. Acqua colore dei fiumi da cui deriva, quindi varia seconda dei momenti.

Il canale Regina Elena è un canale di cemento che origina dal Ticino nei pressi della diga di Porto della Torre, non molto dopo che il fiume è uscito dal lago Maggiore detto anche Verbano.
Costruito fra il 1938 e 1954 è lungo 25 Km con una portata iniziale di 70 mcs e finale di 45 a Novara, frazione Veveri, ove si immette nel Cavour.
Il canale è pescabile solo a monte e leggermente a valle delle centraline idroelettriche. Acqua pulita, quasi trasparente.



Il canale Quintino Sella esce dal canale Cavour appena dopo che vi è entrato il Regina Elena, ma in sponda opposta e la portata è quasi la stessa dell’ Elena. Termina, come nome, a Cilavegna (PV) ove si divide nei diramatori Mortara e Pavia.
La buca ha profondità varie e il corso è sui 3 metri con corrente sostenuta.

Il canalino di Veveri esce dal Regina Elena appena prima che questo finisca, sovrapassa il Cavour con 3 grossi tubi e va a servire industrie di Novara. Poca portata, di cemento, acqua bassa ma con fondo “naturale”. 70-80 cm massimo di fondo e acqua trasparente.




Il torrente Terdoppio ha una portata media di 3.7 mcs e passa sopra al canale Cavour. Essendo alimentato da parecchie risorgive dopo la sua nascita nelle colline novaresi, era considerato acqua pregiata fino pochi km a monte del luogo in oggetto. Acqua più che discreta se non vi è qualche inquinamento.



Siamo in comune di Novara a neppure 500 metri dalla frazione Veveri, arrivando dalla SS che arriva dal lago Maggiore. Il Cavour riceve, a monte della SS, in sponda sinistra il R. Elena che esce dall’ ultima centralina posta sul suo percorso. Appena dopo la SS prende vita il Q. Sella sulla destra del Cavour passando prima entro una grossa centrale e formando dietro la stessa una grossa buca. Voltando lo sguardo verso il sinistra e perciò verso il Cavour, si vedranno i 3 tubi che passano sopra il canale e davanti gli stessi che emettono acqua e danno vita al canalino. Percorsi 100 metri circa si incontrerà il Terdoppio caratterizzato da un ponte stretto di cemento che porta sulla altra riva e il Cavour che gli passa sotto e sbuca dall'altra parte.



Tenete ben presente che i canali, eccetto il canalino, sono soggetti ad asciutte parziali o totali nel periodo autunnale/invernale per cui è bene sempre informarsi in qualche maniera.

C'è da considerare in che critica situazione ittica ci troviamo e quindi facciamo le debite proporzioni, ma vi possiamo assicurare che in quelle acque una volta si potevano trovare, fino a 15-20 anni fa, tutte le specie derivanti dai corsi d’ acqua naturale da cui derivavano e non elemosinate colla fantasia.
Comunque barbi e cavedani sono le specie più comuni nei canali assieme ad ondate di gardon (a seconda delle annate) e un po’ di trote a seconda delle immissioni, oltre ancora a qualcuna di discesa.
Il R. Elena ha portato sempre persici reali e negli ultimi anni anche Lucioperca. Qualche tinca e carpa è presente sia nei canali sia nel Terdoppio; stessa cosa dei lucci. Anzi il Terdoppio è rinomato per questi ultimi anche se non di taglia notevole.
Non presenti, per fortuna, siluri e breme.

Le tecniche dunque sono la passata, il tocco nel canalino e nell’ Elena, il ledgering e la pesca a spinning.

Il Terdoppio è pescabile colla sola licenza governativa mentre le altre acque nel 2011 erano in concessione alla FIPSAS NO/CAGeP ed in internet si può andare a vedere permessi e regolamentazione nel sito della FIPSAS Novara o in www.apd.no.it

giovedì 15 dicembre 2011

Intervista a Roberto Ripamonti



Siamo questa volta ad intervistare Roberto Ripamonti nato a Torino nel 1960, ex pilota militare ed attualmente pilota Alitalia.
E’ uno dei padri del carpfishing italiano e senz’altro uno dei più noti pescatori/giornalisti italiani, autore di numerosissimi libri e video di pesca alla carpa, ma non solo, e autore di centinaia di articoli.

Roberto, quale è stata la tua carriera in Olimpia?

Da semplice autore delle pagine verdi (carta riciclata), passando per la rubrica “Tournament e Surf” sin dal primo numero di Pescare Mare (1988), quindi Pescare dal 1992 ininterrottamente fino al 2010 e quindi, come ideatore e direttore “de facto” di Pescare carpfishing, dal 1994 fino a quando ne decisi la chiusura.
In Olimpia ho fatto l’autore, il consulente del Presidente Cacciapuoti (Renato) e ho diretto con “carta bianca” Pescare carpfishing. Ho quindi costruito la pesca in video partendo da un vhs sul carpfihsing e quindi, La grande collana della pesca in dvd. In ambito video ho praticamente parlato di tutte le tecniche di pesca!
Per Olimpia ho scritto 6 libri e curato e coordinato la Serie “Come Pescare”.
Purtroppo ho dovuto lasciare quando il credito che vantavo e che non veniva onorato ha ampiamente superato i limiti della decenza, raggiungendo cifre molto elevate.


Perché è fallita l’Olimpia? Nella crisi generalizzata qualche testata rimane; L’ Olimpia non poteva rimanere in piedi anche Lei seppur ridimensionandosi?

L’Olimpia è fallita perché non è mai stata capace di rinnovarsi e fare delle scelte. Ha avuto mediocri dirigenti che non hanno capito cosa fare e si sono affidati a personaggi ancora più mediocri che hanno portato alla morte de “Il Pescatore.”
Olimpia è stata per anni una famiglia in cui si spendeva più di quanto entrasse e nella quale, idee strampalate (una web tv totalmente basata sul nulla ad esempio), causavano esborsi di denaro senza risultato alcuno.
Personalmente conservo le mille lettere di allarme che mandavo (senza risposta), i progetti che venivano boicottati senza motivo. Le idee che venivano respinte. Poi alla fine , mi sono reso conto che stavano giocando con il fondoschiena di tante persone e stavano andando verso un burrone. Ho le lettere mandate dall’AD, che mi ringraziavano per l’apporto dato dichiarando che si stava imboccando la strada giusta ma intanto, non venivano pagati gli articoli da circa 3 anni e non venivano onorati contratti che prevedevano i pagamenti ogni 4 mesi. Alla fine, d’accordo con tutti i collaboratori di Pescare Carpfishing, abbiamo deciso di fermarci.




Già prima della grande crisi le riviste erano spesso criticate… secondo te perché?

Troppe riviste, troppi autori improvvisati, troppe cose in contraddizione tra di loro. Ma va anche detto che il pescatore italiano spesso le riviste le guarda ma non le legge; è facile alla critica distruttiva ma, raramente a quella propositiva. In linea di massima direi comunque; troppe riviste spesso fatte con i piedi.

In FaceBook e in internet vedo un sacco di ragazzetti con in mano carpe gigantesche… peccato che siano quasi tutte prese in qualche laghetto. Non credo che questo sia lo spirito di quando hai iniziato tu…..

Quando io ho iniziato i laghetti non contenevano carpe giganti e si andava in acqua libera. Nel 1988 l’Italia era un paradiso del carpfishing; eravamo pochissimi, pescavamo male tecnicamente ma avevamo molte acque e molte carpe. Ora siamo lontani anni luce e io non avrei mai pensato di vedere il carpfishing italiano arrivare così in alto ed essere così condiviso. Quanto alle carpe giganti su FB; questo accade analogamente in tutta Europa per cui non mi stupisco e lo considero naturale.



Quali sono i tuoi record di pesci di AI presi in acque libere?

Diverse carpe attorno ai 25 kg. Ma dei record non mi importa nulla anche perché pesco per stare bene e non per fare record di alcun tipo.

Passiamo alla scottante questione del siluro. Quello che mi stranì , nonostante a verità non ho seguito tutti i tuoi passi, erano le tue posizioni a favore del GSI. Ognuno ha la propria sensibilità e io ancor prima di te (scusa se mi prendo il merito) scrissi in un articolo sui problemi delle acque (PESCARE inizi anni 2000) che il siluro non era un cancro ma che cmq era una verruca e cioè un male. Credo che ben saprai che nelle consulte di pesca vi sono gli ittiologi cioè i medici delle acque…. ERA ed E’ inverosimile che questi non contrastassero gli alloctoni compreso il siluro e che il GSI (che sono 4 gatti…) l’avessero vinta; Anche perché all’ epoca manco sapevano che vi erano le leggi di pesca.. Sono perciò rimasto allibito da alcune tue dichiarazioni a favore del GSI (non del siluro)…. Mi spieghi?

Le cose che dico vanno ascoltate attentamente e senza trarre conclusioni affrettate. Io sono favorevole a quelle associazioni (tra cui GSI) che si battono, mettendoci la faccia.
GSI è stato un rullo compressore e la sua difesa è un atto dovuto. Adesso, al suo interno ci sono frange di ultra conservatori che forse esagerano e questo mi piace meno. Che poi siano 4 gatti o 5 topi a me non interessa mi interessa il tipo di messaggio che cercano di dare e a loro garantisco libertà di parola (sulla mia testata) e piena presa di responsabilità.




Sono rimasto stupito che si sbandierassero 300 ungheresi (non nego che ve ne fossero ma 300 mi sembrava esagerato) e che le forze dell’ ordine non fossero mai intervenute dietro a denuncie. Ma le han fatte stè denuncie? Sai bene che una indagine deve essere fatta dietro una denuncia se no si rischia omissione di ufficio.
Cosa mi dici in proposito? Non vi sarà qualche giro di vil denaro anche li’?

Non ne ho idea. Se GSI dichiara di aver fatto denunce non ho ragione per dubitarne. GSI è un aspetto della pesca sportiva italiana, io cerco di studiare il fenomeno nella sua totalità e non dal punto di vista di una piccola parte.

Con la domanda precedente volevo entrare nel discorso delle leggi di pesca? Non trovi assurdo che via una LR Italiana del 1931, via siano leggi regionali e specie al Nord le disposizioni siano provinciali con decine di tesserini segnacatture provinciali e FIPSAS che servono a nulla e costringono chi viaggia per pesca a sapere 3000 disposizioni magari per lo stesso pesce? Tieni presente inoltre che abbiamo una miriade di Diritti Esclusivi di Pesca (che sono solo espropriabili) specie in Piemonte e Lombardia (Ma anche il lago di Nemi ad esempio) che vanno ad ingarbugliare le cose oltre ad intaccare il portafoglio se mal gestite.

Ho personalmente scritto un progetto di legge insieme a Gianluca Milillo qualche anno fa che sarebbe stato molto funzionale ma, non siamo riusciti a portarlo avanti. E’ chiaro che la situazione attuale è paradossale e va cambiata ma, con il federalismo demaniale andremo anche peggio



Cosa mi dici della FIPSAS e di tutte le miriade di sigle di 3 gatti che stanno nascendo e che qualche volta litigano fra di loro anche?

Io opero con la FIPSAS all’interno dell’Agenzia di Comunicazione e come esponente (unico tra i pescatori ricreativi) nel progetto UE, “Shark Like”. La federazione è del CONI e deve assoggettarsi a certe regole del CONI ma, sta facendo passi da gigante per soddisfare le esigenze dei non agonisti. Diamo tempo al tempo e questa gestione Matteoli /Gigli / Natucci /Nolli etc. darà i suoi frutti. Poi vedo associazioni di massa come CFI, Spinning Club e poche altre (legering, Esox) che sono ultra specialistiche che soddisfano quelle nicchie che necessariamente, la FIPSAS, non può soddisfare pienamente. Tutte dovrebbero collaborare con la federazione e viceversa. Questo è il mio sogno. Che poi in Italia ognuno voglia fare il presidente della propria associazione non è solo nella pesca ed è questa la ragione di “associazioni” con 12 iscritti che reclamano credibilità e peso a livello nazionale.

Noi di Pesca&Pesca ti ringraziamo per la disponibilità e ti auguriamo “Peter Heil” e buona vita a te, famiglia e al mio grande amore/odio Johnny Paolicchi

martedì 29 novembre 2011

L'ittiologo del web -- Intervista a Stefano Porcellotti

Noi siamo sempre alla ricerca della verità suffragata da personaggi illustri, scientificamente preparati, quindi quale ittiologo nel web potrebbe dirimere alcune questioni, se non Stefano Porcellotti , noto ittiologo ed autore dell’ unico sito scientifico dedicato ai pesci e cioè http://www.ittiofauna.org



Egregio dottore cominciamo a tediarla con il solito siluro. Se questo pesce ha colonizzato il Po almeno fino a Casale Monferrato, il Ticino basso, l’Adda come mai è sporadico nel Po torinese e soprattutto nei grandi laghi? Questione di fondale non idoneo o cosa?

Contrariamente a quanto si pensa comunemente il siluro d’Europa non ama particolarmente le acque ferme, colonizza bracci morti dei grandi fiumi europei dove resta confinato durante le esondazioni, oppure è presente in modo massiccio in bacini chiusi dove è stato immesso.
In bacini provvisti di emissari ed immissari di buona portata tende a stabilirsi in questi, o nelle aree lacustri limitrofe. Questo è probabilmente il caso di molti dei grandi laghi prealpini. Inoltre, dove le condizioni lo consentano, i grossi esemplari tendono a stabilirsi in propri territori per cui la loro densità appare molto ridotta rispetto agli ambienti fluviali.
Il substrato influenza la specie solo per l’aspetto riproduttivo, in assenza di substrati ricchi di vegetazione sommersa, dove il maschio costruisce il nido pressando la vegetazione del fondale, la colonizzazione risulta difficoltosa (o perlomeno si crea una competizione intraspecifica per i terreni di frega).
Per il resto la specie ha ampia valenza ecologica, oltre che in acque calde e profonde a corrente lenta e substrato mobile, vive bene anche in corsi d'acqua di media portata, su substrati compatti non particolarmente profondi ed a corrente relativamente veloce. Tollera acqua salmastre (anche per la riproduzione).




Quali sono gli alloctoni più pericolosi (oltre il siluro) per gli autoctoni?

Tutte le specie alloctone sono dannose per l’ittiofauna autoctona. Dal persico trota (Micropterus salmoides) al pesce gatto nero (Ameiurus melas), dal siluro d’Europa (Silurus glanis) al barbo europeo (Barbus barbus) o alla pseudorasbora (Pseudorasbora parva) e al pesce rosso (Carassius auratus).
Inoltre sono da ritenere specie alloctone anche quelle oggetto di transfaunazione, come l’introduzione del barbo padano (Barbus plebejus), della lasca (Protochondrostoma genei), dell’alborella (Alburnus alborella) e della savetta (Chondrostoma genei) nei bacini del distretto arno-tiberino.
Si deve comprendere come le comunità ittiche di ciascun distretto idrogeografico si siano originate a partire da 5- 2 milioni di anni attraverso l’instaurazione di complessi e delicati equilibri, accompagnati da mutazioni evolutive peculiari che anno determinato per isolamento la formazione di specie uniche, costituiscono un patrimonio di biodiversità irrinunciabile da difendere ad ogni costo.
Disgraziatamente l’impatto antropico sta mettendo in gravissimo pericolo il tesoro genetico unico delle specie ittiche dei bacini perimediterranei. L’introduzione di una specie aliena all’interno di un ecosistema spezza equilibri consolidati con risultati del tutto imprevedibili.







In che modo l’introduzione di specie alloctone danneggia le specie autoctone?

Attraverso molteplici meccanismi, come inquinamento genetico, competizione alimentare, predazione, competizione per le aree di frega, specie parassite di sperma e, aspetto totalmente non considerato, introduzione di malattie virali e batteriche da parte di individui infetti o portatori sani.

Cosa si intende per inquinamento genetico di una specie?

La definizione classica di specie, valida per le classi dei vertebrati superiori, non si applica nel caso dei pesci ossei. Tra i pesci possono generarsi ibridi fecondi anche intergenerici, oppure esistono specie dello stesso genere non in grado di ibridarsi. Ad esempio, nel caso dell’ibridazione tra abramide (Abramis brama) e rutilo (Rutilus rutilus) si originano ibridi fecondi, ma la forma ibrida risultante risulta meno competitiva delle specie parentali rispetto all’ambiente e di conseguenza viene eliminata per selezione naturale.
Alcune specie non sono feconde tra loro o sono incompatibili ecologicamente, come la rovella (Rutilus rubilio) ed il triotto (Rutilus aula), ma se nel bacino viene introdotta una terza specie congenere, come il rutilo (R. rutilus) in grado di ibridarsi con entrambe e di agire da ponte genetico, si forma una popolazione ibrida che presenta caratteristiche di tutte le specie parentali. Molte specie congeneri (per alcuni sottospecie), comunque portatrici di un pool genetico peculiare, se poste a contatto tendono a dare origine a popolazioni ibride con esemplari che presentano caratteristiche morfologiche più o meno spostate verso l’aspetto dell’una o dell’altra popolazione parentale. Questo è il caso dei barbi che attualmente popolano gran parte dell’Arno aretino, dal comune di Laterina fino al comune di Pratovecchio.
Questi barbi sono il risultato di continue ibridazioni tra la forma autoctona Barbus tyberinus e le forme introdotte B. plebejus e B. barbus (vedere foto). I barbi ibridi presentano morfologia particolare, raggiungono maggiori dimensioni, e risultano molto aggressivi rispetto alla forma autoctona. Sono infatti attivi predatori di ghiozzi, cobiti, avannotti ed immaturi di altre specie. Attualmente rappresentano la componente principale della biomassa negli ambienti da loro colonizzati. La forma autoctona sopravvive geneticamente pura solo nei bacini degli affluenti isolati dall’asta principale da ostacoli invalicabili (briglie).




Cosa si intende per specie parassita di sperma?

In condizioni naturali le uova emesse dalle femmine di carassio dorato o pesce rosso (Carassius auratus), spesso chiamato impropriamente carassio, possono essere attivate dai gameti maschili di varie specie di ciprinidi, tra cui le più frequenti sono Cyprinus carpio, Tinca tinca, Blicca bjoerkna, Scardinius erythrophthalmus, sviluppandosi senza vera fecondazione (il corredo cromosomico del maschio non viene accettato).
Con tale modalità riproduttiva, detta ginogenesi, la prole riceve solo geni materni ed è perciò costituita esclusivamente da femmine. Ne deriva che la presenza di numerose femmine di carassio che emettano uova assieme alle femmine delle specie sopra citate, diminuisce la probabilità che avvenga la fecondazione delle uova della specie parassitata. Inoltre il pesce rosso risulta in grado di divenire infestante in un ecosistema partendo anche da una sola femmina o da pochissimi esemplari.


Come avviene l’introduzione di malattie virali e batteriche?

Nel loro habitat naturale molte specie hanno evoluto una naturale resistenza agli agenti patogeni per restando potenziali portatori della malattia.
L’arrivo di esemplari in ambienti popolati da specie congeneri o comunque sensibili al batterio od al virus può determinare forti morie o l’estinzione di intere popolazioni. Un po’ la stessa cosa occorsa agli indigeni americani all’arrivo degli europei.
Il problema è che chi attua immissioni illegali di specie alloctone non è generalmente al corrente di cosa può scatenare. Un gesto, spesso ritenuto innocuo o utile ai fini della pesca, può determinare una catastrofe ecologica di grandi proporzioni. Per questo si raccomanda di controllare, anche mediante quarantena, il materiale da ripopolamento e di contrastare duramente le immissioni illegali di materiale ittico
.

Luccio italico si ibrida con quello dell’est? Ibrido sterile o no?
Idem dicasi per il barbo?

Il luccio italico, recentemente riconosciuto come buona specie da Piergiorgio Bianco (Esox cisalpinus Bianco e Delmastro 2011), dovrebbe essere in grado di ibridarsi e dare prole feconda ma, per ulteriori informazioni, potete consultare Piergiorgio: piergiorgio.bianco@unina.it .
Riguardo ai Barbus ho risposto precedentemente.




Almeno per il Piemonte riscontro una quasi totale scomparsa del pesce piccolo cioè alborelle, vaironi, gobioni, triotti (le lasche chi se le ricorda) anche in luoghi ove non vi sono siluri, uccelli ittiofagi e con scarsa presenza aulietica. Come mai secondo Lei? Lo stesso cavedano, quasi un pesce hilander, ha subito un tracollo vertiginoso.

La rarefazione dei ciprinidi autoctoni è generalmente imputabile a molti fattori, spesso in sinergia tra loro. Si va da immissioni a scopo alieutico di specie predatrici in quantità sovradimensionate rispetto alle capacità trofiche dell’ambiente, alla comparsa di agenti patogeni, all’alterazione ambientale (lavori in alveo e di regimazione) con distruzione delle aree di frega, interruzione della continuità fluviale (briglie, centraline idroelettriche, e fonti inquinanti di vario genere.
In alcuni casi è risultata determinane la conversione di tratti fluviali in “Zone No Kill”, in questi le specie predatrici immesse monopolizzano completamente l’ecosistema a spese delle altre specie presenti, spesso fino a giungere al cannibalismo intraspecifico.
A dispetto di atteggiamenti “animalisti”, la gestione di un ecosistema fluviale deve sempre comprendere un serio monitoraggio delle capacità trofiche dell’ecosistema, con determinazione del numero per classi di età dei predatori presenti compatibili con il mantenimento di un equilibrio ecologico soddisfacente e, nel caso applicare la rimozione degli esemplari in eccesso tramite l’istituzione di capi trofeo o quant’altro. La presenza di uccelli itiofagi resta tra le maggiori cause di rarefazione dei piccoli ciprinidi, ma la loro presenza non è facilmente rilevabile (ad esempio le nitticore sono prevalentemente notture).
In ogni caso, durante le operazioni di campionamento per la revisione della Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Arezzo, personalmente ho rilevato una presenza fino al 65% di esemplari feriti da uccelli ittiofagi, nelle popolazioni di cavedano, rovella e vairone presenti in molte delle stazioni campionate.


Ci spiega come agisce un elettrostorditore?

Sfrutta le reazioni indotte nei pesci dalla corrente elettrica che li attraversa, in conseguenza del campo elettrico che si realizza immergendo in acqua un polo a carica positiva e uno a carica negativa. I pesci presenti nel campo compreso tra i due poli sono attirati dal polo positivo, verso il quale si dirigono nuotando attivamente, per poi rimanere storditi dalla scarica elettrica.


La famosa linea laterale quanto è potente? Cioè un luccio diciamo di 3 Kg a che distanza avverte le vibrazioni del famoso martin 28 gr? (tanto come esempio)

Non ho dati precisi per il luccio. Come esempio posso citare il siluro d’Europa: è dotato di un sistema di canali sensoriali in grado di monitorare in meno di 10 secondi gli spostamenti idrodinamici e le tracce chimiche della preda a distanze fino a 55 volte superiori alla lunghezza della preda stessa.

Il nanismo del persico reale ovunque da dove deriva?

Nell’ittiofauna il cosiddetto “nanismo” non ha motivazioni genetiche, è sempre correlato alla mancanza di cibo. In poche parole il pesce aumenta di dimensioni se ha cibo sufficiente. Fenomeni di sovrappopolazione o di competizione alimentare con altre specie causano l’abbassamento delle dimensioni medie della popolazione colpita. In ogni caso il fenomeno non è presente “ovunque”, ad esempio la popolazione insediata nel bacino di Montedoglio (Sansepolcro AR) ha un tasso di crescita ponderale tra i più elevati d’Italia, come confermato dai campionamenti effettuati assieme al personale GRAIA s.r.l. del 2004 e del 2011.



Confronto tra l’accrescimento lineare di varie popolazioni di persico reale (F. Ticino: Graia, 1999; L. Trasimeno: Lorenzoni et al., 1996; L. di Piediluco: Lorenzoni et al., 1996; L. di Monate: Jamet et al, 1990), effettuato nel 2004.


I depuratori non è che in molti casi emettono acque distillate invece che depurate con conseguenze facilmente immaginabili?

Non capisco, se immettessero acqua distillata sarebbe anche meglio, sarebbe neutra. Riflettete. La pioggia, non legata ad agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, è acqua distillata. E la pioggia forma i bacini idrici. In ogni caso l’eventuale acqua distillata si riequilibrerebbe attraverso il contatto con il substrato e l’acqua già presente nel bacino.
Il problema è che spesso gli impianti di depurazione sono assenti o, se presenti, sottodimensionati rispetto al carico inquinante da smaltire, per cui la loro azione risulta di scarso effetto.


Quali sono le diatribe scientifiche in corso fra voi ittiologi?

Qui si entra in un campo minato. Sono molteplici. Risulta più facile dire in cosa siamo d’accordo. Limitiamoci a dire che tutti concordano sul grande pericolo che corre la biodiversità delle acque interne dell’intero pianeta.

Le espongo i nostri pensieri
Noi riteniamo che la legge italiana di pesca debba essere una sola e che nelle consulte di pesca debbano esserci solo gli ittiologi; le acque figure combinano solo disastri. Come è concepibile che vi siano regolamentazione diverse su periodi di frega e misure minime fra province e regioni confinanti? Non sarebbe d’ accordo che vi dovrebbe essere una chiara legge italiana di pesca che deleghi molto limitatamente e che ogni pescatore debba ricevere un opuscolo illustrativo sulle specie.

Naturalmente se le leggi fossero veramente fatte per il beneficio di chi le deve rispettare dovrei ammettere di aver sbagliato pianeta, o perlomeno stato. Scherzi a parte diverse regolamentazioni su periodi di frega e misure minime fra province e regioni confinanti possono esistere a causa delle caratteristiche peculiari dei bacini da considerare, quindi possono anche rendersi necessarie.
In ogni caso è vero: dovrebbe esistere una legge quadro per la gestione delle acque interne che fissi perlomeno rigide regole per la qualità genetica del materiale di ripopolamento, pesanti sanzioni a chi immette pesci alloctoni nelle acque criteri di salvaguardia e protezione della biodiversità, delegando però localmente le modalità di applicazione.
Non sono d’accordo che la gestione venga affidata ai soli esperti del settore. Soltanto attraverso un consapevole e responsabile coinvolgimento dei pescatori, sportivi e non, potremo giungere a risultati soddisfacenti e duraturi nella gestione della pesca e nella conservazione della qualità ecologica delle nostre acque interne.
Purtroppo siamo nel paese in cui siamo. Uno stato che non applica mai criteri di ingegneria idraulica biointegrata e biocompatibile.
Una “casta incapace” che, di fronte a nefaste emergenze idrauliche (troppo frequenti e diffuse) fa intervenire le ruspe, abbatte la vegetazione riparia e canalizza. Alla faccia della difesa della biodiversità e della naturalità dei corsi d’acqua.
Mai, dico mai, impedisce di costruire o abbatte gli edifici presenti a ridosso o dentro gli argini naturali dei fiumi. Anzi, dopo le tragedie, fa costruire negli stessi luoghi illudendosi di poter arrestare o deviare le acque per la prossima volta, quando (sicuro come il levar del sole) si verificherà una nuova emergenza. Una “consorteria” che durante le magre stagionali, in nome di convenienze personalistiche, non applica quasi mai i criteri di “minimo deflusso vitale” o di trattamento adeguato delle acque reflue.


La ringraziamo per la sua pazienza e collaborazione e di sicuro i nostri lettori le saranno grati.

lunedì 21 novembre 2011

Il Sartirana e i suoi silurotti



Per queso itinerario bisogna ringraziare subito Lesovitich, cioè un mio amico negoziante sito in Novara, Frazione Lumellogno in Via dei Muratori, che ha scoperto la grande possibilità di questo canale (detto anche Roggione di Sartirana) per una pesca ai siluri medio-piccoli (con anche esemplari di rispetto come un 168 cm), che non è tecnicamente difficile nell’ esecuzione vera e propria, ma di grande difficoltà nel scegliere le anse giuste e nel poi salpare i pesci.
Oltretutto Roberto ha ideato varie montature per la sua pesca sia con esche naturali che artificiali e ha centinaia di minnows auto costruiti nel suo negozio.
Molte volte si è prestato per servizi su una testata cartacea (Il Pescatore) in varie tecniche e non è quindi uno sprovveduto in materia alieutica.





Essere in due direi è essenziale e così la mia povera moglie si presta ad essere la mia socia al momento di guadinare il pesce.
Lo fa per Amore o perché il siluro gli piace bel impannato e fritto? Voi che ne dite? Tralasciamo qualsiasi discussione Kill o No Kill e passiamo a parlare di questo canale.

Il Roggione di Sartirana è un canale artificiale che attraversa il territorio pavese in Lombardia, da Nord a Sud. Esso deriva dal Sesia per via di una grandiosa diga posta sulla strada che va da Palestro verso Rosasco. Ha una lunghezza di 27 km e una portata di 27m³/s. È stato realizzato nel 1387 per ordine di Gian Galeazzo Maria Visconti e quindi fatto tutto a pala e picco ed è per questo che può anche considerarsi un corso semi naturale; Non fosse per le periodiche semi asciutte autunnali che lasciano comunque acqua nel corso e nelle buche. Oggi il canale è gestito dall'ente "Est Sesia" che controlla tutti i canali della Lomellina e le sue rive sono molto infrascate. La profondità si aggira sui 250/300 cm con buche che vanno ben oltre. Il fondo favorisce le alghe anche se è possibile fare pesca a passata individuati i corridoi giusti o nei rigiri adatti. La grammatura del galleggiante in corrente non deve essere inferiore ai 5-6 gr e la pesca è destinata ai barbi che entrano dal fiume assieme ad alborelle e pesciame vario. Anche il ledgering ha la sua valenza e permette anche l’aggancio di piccoli e medi siluri sui 1-2 kg.

Ma che và per la maggiore è la caccia al siluro nel sottoriva; nna pesca vagante effettuata a spinning coi pescetti siliconici colla coda tagliata oppure usando a fondo (anzi appena sollevati dalle montature Lesovitich J) sarde o calamri o comunque roba che puzza.
Dieci minuti qua, dieci là ad esplorare i tratti meno infrascati sempre al mattino presto o alla sera tardi. Canne potenti sui 4 metri, trecciati potenti , piombi a bandiera dai 50 a i 100 grammi da far sbattere in acqua al momento della posa nel sottoriva se non vi sono grossi rigiri. L’ abboccata è sempre franca e decisa e sarà bene avere un mulinello con Bait Runner per quei momenti in cui l’ occhio non è sulla canna. Una sera vuole che i rovi mi abbiano fermato il tutto ma al ritorno dall’ aver colto delle more mi sono trovato la canna fra i rovi e il tracciato dello 0.24 tranciato……



Volendo nei grossi rigiri, dopo i ponti generalmente, si può effettuare una pesca di ricerca con grandi galleggianti o palloncini e pesci vivi .Abbigliamento idoneo a sopportare moscerini, rovi e ortiche; bevande fresche al seguito specie di sera. Guadino grosso o raffio al seguito e mai da soli. Essendo un canale vi sono asciutte totali o parziali nel periodo in cui i campi e le risaie non hanno bisogno del liquido.




E poi? Nonna Rita, visto che arrivano da acque, se non proprio pulite ma comunque di discreto livello, li cucina sfilettandoli o facendoli a tranci. Li impanna nell’uovo sbattuto e pan grattato oppure in alternativa in una miscela di uovo ed erbette varie e li frigge; Birra, patatine e PROVATELI!!!





Viabilità: Arrivando da Novara o dall’ uscita di Vercelli Est seguite per Vercelli e poi per Palestro: Dieci Km circa e siete i paese; al semaforo a destra e seguite le frecce per Rosasco. Dopo 3 km di strada asfaltata ma tortuosa vedete la prima buca, dopo ancora una cava (zona piscina) e poi via a seguire il canale fino alla sua fine.

Il negozio più vicino resta Lesovitch anche dall’altra parte del Sesia vi è Luciano Pesca in Corso Casale .

Fermatevi un attimo all’inizio di Plalestro ove un grande momunento ricorda la battaglia di Palestro. Fu combattuta il l’ultimo giorno di maggio del 1859 , fra circa 14.000 austriaci e 21.000 sabaudi/piemontesi

mercoledì 2 novembre 2011

Il Tanaro a Masio

Il Tànaro (in brigasco*) Tana, in dialetto ormeasco Tòn-no, in piemontese Tane o Tani, è il 2º fiume più importante del Piemonte dopo il Po (del quale è anche principale affluente di destra) e uno dei maggiori d’Italia in quanto 6º per lunghezza (276 km) dopo Po, Adige, Tevere, Adda e Oglio e ben 4º per ampiezza del bacino idrografico (8.324 km²) dopo Po, Tevere e Adige. E’ lungo 276 km nascendo dalle Alpi Liguri presso Piaggia e Monesi, frazioni di Briga Alta (CN) e di Mendatica (IM), dal Monte Saccarello e finisce la sua corsa nel Po presso Bassignana (AL). La portata alla foce mediamente è 131 meri cubi/secondo.
Affluenti: Stura di Demonte, rio Bisaola, fiume Belbo, fiume Bormida, Canale Dugale, Scolo Caldone, Canale Caldone, Fosso Fossegone, Fosso Osone, Fosso Paiolo, Torrente Redone.
Scorre verso nord-est fino ad arrivare in Piemonte e presenta un andamento fortemente meandriforme che dà luogo al fenomeno dei calanchi ed il suo colore è, eccetto alcune volte, marrone per via del tufo che lambisce..
È un fiume molto sfruttato dall’industria e dall’agricoltura, profondamente influenzato dagli insediamenti urbani che sono cresciuti nel tempo vicino alle sue rive e da un’esasperata attività estrattiva di sabbia e ghiaia.
È soggetto in più punti alla canalizzazione forzata delle acque ma resta comunque, in alcune sue parti, una zona di passaggio e di nidificazione gradita a numerosissime specie di uccelli.



A Masio, cioè un 12-15 Km a monte di Alessandria, è già un grosso fiume e presenta una lama dritta lunga almeno 800 metri e un ampio curvone. Essendo campo gara ci si arriva con l’auto fin all’ argine e le postazioni sono già fatte e molto comode. La profondità è notevole, ed è mediamente di 4 metri, ma con picchi di oltre 6 metri; perciò pescando a passata bisogna avere attrezzi di misura adeguata.
Vi sono stranamente un po’ di Channel (che sicuramente si sono riprodotti) ed obiettivamente non so se siano solo in quella zona o in tutto il fiume; quasi certamente è l’ unico del Piemonte ad avere questo pesce, almeno a mio sapere. Poi posso sbagliarmi ma…





Molto praticata nella stagione autunnale la pesca con l’uva nera a galleggiante; vidi prendere molti cavedani anche se di taglia medio-piccola, ma anche qualche soggetto di discrete dimensioni in più occasioni. Essendo il luogo alle spalle del paese credo che i locali facciano una abbondante pasturazione.
Nel fiume devono finire tonnellate di mais anche visto che nell’ultima uscita tale esca veniva aggredita in continuazione da barbi di massimo 20 cm; è l’ ennesima dimostrazione che il pesce si adatta a quello che trova pur di alimentarsi non essendo generalmente il barbo un pesce adatto per tale cereale.
Nelle precedenti occasioni invece tale esca si è rilevata efficace per la cattura di buoni esemplari di idridi carpe-carassio pescando col Method e pastura gialla. Conviene pescare pesanti come dimensioni del filo visto che sono presenti esemplari di carpa, e non pochi, a detta dei locali e dimostratami da un ragazzo con foto fatte col telefonino, di oltre 10 kg.





Il colore dell’ acqua modifica anche il colore dei pesci e lo sbiadisce così troviamo dei barbi più sul grigio che sul classico verde.
Naturalmente il bigattino è l’esca universale ma nella stagione calda attira parecchia roba piccola . Io consiglio vivamente il ledgering come tecnica principale, magari con due canne(una a Method con mais inserito e una a feeder con pastura rossa e bigattini) e la passata come secondaria.

COME ARRIVARE: Prendere la Torino-Piacenza e uscire a Felizzano. Girare a destra e a Quattordio subito a sinistra. Oppure si gira a sinistra ed alla seconda rotonda a destra e si seguono i cartelli. Oppure girare a destra e a Quattordio subito a sinistra.


COSA COMPRARE D BUONO
: krumiri sono dei biscotti di farina di frumento che si possono servire o a pranzo, o con caffè e thè, ed hanno la qualità di conservarsi a lungo mantenendo la loro freschezza e il delicato profumo
Mostarda d'uva: consistente come una confettura resa scura dall'uso del mosto, di sapore non piccante, si gusta con polenta, bolliti, formaggi e, come un sorbetto, con la neve. La ricetta antica di questa conserva prevede che al mosto (di barbera, dolcetto, nebbiolo, moscato) si aggiungano i frutti di fine stagione (mele cotogne, zucca, pere, fichi, prugne, noci, nocciole, scorza d'arancia, e limone).

NEGOZI DI PESCA:Fabri Sport ad Alessandria V San Giovanni bosco e Corso Acqui 76 Telefoni: 0131-234713 e 0131-248191

DOVE MANGIARE: : TRATTORIA LOSANNA STRADA SAN ROCCO 22
15024 - MASIO (AL) Tel. 0131799525

*Il brigasco (in brigasco “brigašc”, in francese “brigasque”) è una varietà della lingua ligure appartenente al dialetto roiasco, parlata nelle Alpi Marittime nella Terra Brigasca, a cavallo del confine italo-francese nella zona del Monte Saccarello

venerdì 21 ottobre 2011

Passata controcorrente




Che vi fossero delle storture mentali e anche tecniche nel mondo della pesca c’è ne eravamo resi conto noi di P&P, ma l’ incontro col Dayaco in un forum di pesca ci ha aperto gli occhi e siamo andati ad intervistarlo e a pescare con lui con diverse tecniche durante un suo periodo di ferie in Toscana. La moglie sua è al mare e noi 3 a Calcinaia sull Arno a prendere carpe e channel. Abbocherà pure una piccola anguilla.

Perché Lei non si rileva apertamente?

- Ho avuto un passato, ed ancora adesso sono parecchio conosciuto nel mondo della pesca; Inoltre il mio consuocero ha notevoli interessi nella pesca. Voglio evitare discussioni inutili



Come mai i pesci abboccano anche con acque sporche come quelle in cui stiamo pescando?

- Hanno delle specie di sensori lungo i fianchi: detta linea laterale che avverte le vibrazioni. Ogni animaletto si muove ed anche le esche artificiali. Poi molti grufolano ed aspirano tutto rigettando poi quelle cose non di loro gradimento.



I pesci vedono il filo?

Non lo so ma è ininfluente ai fini della pesca.
- Loro non sanno cosa sia un filo ed a cosa serve. Di certo nei tratti No Kill o similari stanno ben ben attenti a cosa mettono in bocca dopo essere stati punti varie volte ma ho preso un barbo una volta con ben altri 7 ami sul labbro... Nel caso del cavedano col singolo bigattino usare fili fini è solo un modo di far fluttuare meglio il complesso della lenza dato che l’amo influenza notevolmente la caduta del bigattino singolo in acqua ed il cavedano, attento osservatore, nota la differenza fra quello innescato e quelli in pastura che scendono molto più lentamente. Pescare con 4-5 bigattini è tutta una altra cosa.



A passata quale è la cosa più essenziale?

- E’ come nel ledgering.
A ledgering il lancio del pasturatore ad intervalli regolari (a seconda della quantità di pesce) sempre allo stesso punto sia coi feeder sia col method. A passata una pasturazione iniziale nelle giuste dosi e il mantenimento regolare della stessa a piccole dosi una volta che il pesce abbocca. Non serve assolutamente a nulla continuare a pasturare, specie in acque ferme o lente, se i pesci non entrano nell’ area pasturata. Ovviamente la passata deve avvenire sempre ove si è pasturato




A ledgering servono fili fini!!

- A parte casi particolari che riguardano sempre i NO Kill (ma anche li’ nutro seri dubbi) e qualche volta i cavedani in acque trasparenti, ma proprio trasparenti, direi proprio di no. Tutto il resto ingoia senza problemi l’esca ben presentata e si autoferra quasi sempre. Il resto è suggestione dettata dalla leggenda.


Ma lei si rende conto che sta dicendo il contrario di quello che vari esperti dicono da lustri, anzi decenni, nelle riviste ?

- E’ una leggenda, oltre ad essere Marketing e cose derivanti dalle gare di pesca ove il pesce piccolo e medio rappresentava la maggioranza del pescato, ed anche legato al cavedano nelle gare. Cioè: una volta il cavedano rappresentava circa il 30% dei pesci sopra i 300 gr; i pezzi sopra i 2 kg vi erano ma di certo non erano oggetto delle attenzioni dei garisti al colpo mentre quelli di taglia media si. Questi ultimi collo 0.10 od anche 0.08 li tirate fuori tranquillamente anche voi 2 imbranati.
Questo assieme di cose ha fatto del filo fine una delle basi del pescatore a passata. Per me è un grande errore tecnico specie di chi pesca da anni. Può anche darsi che abbocchi il 10% in più di pesci ma di sicuro i pezzi veramente grossi spaccano. Lei ben capirà che più roba vi è nella cassetta meglio è per il portafoglio di industria e commercianti della pesca.




Non siamo convinti di questa storia….Lei vorrebbe che un pescatore legasse un amo del N 22 a dello 0.18 ?

- Uffà che barba...L’ amo può essere anche del N 16 o del N 14 o anche meno come numero e si innesca NON uno, ma parecchi bigattini.
Tutti innescano un bigattino con amo minuscolo e filo sottile per rendere il bigatto esca più similare nella calata e nelle movenze in acqua ai bigattini di pastura.
Ognuno fa quello che vuole ma io innescando più bigattini rendo diversa la mia esca….come se pescassi con un grosso verme, mais, uva ecc ecc. Con le esche alternative e voluminose i cavedani abboccano anche con lenze da oratorio e fili di diametro più generoso.
Chi pratica il carpfishing da anni può benissimo dire che ha preso grossi cavedani colle boiles; ditemi Voi che terminali usano stè persone per poter portare al guadino carpe anche di 20 Kg? . 7-8-9 o più bigattini diventano una esca similare come concetto ad esche grosse; Basta attirare i cavedano coi bigattini sfusi e pescarli con altra esca, o meglio, innesco.




E per lo spinning?

- Lo stesso per lo spinning. Te la menano sulle esche ma nessuno spiega a che profondità, in che luogo rispetto a quella tipologia di acqua e in che periodo staziona tal o tal altro pesce. Ma non perché non vogliano ma perché non lo sanno nemmeno loro.
Sanno lanciare, sanno che quella esca artificale fa una tale azione e basta.



E Lei?

- Io non sono capace e ho solo fortuna, direbbe anche adesso il capitano della mia squadra di pesca di molti lustri fa...Esperienza che aborro ma che mi è stata utile! Pesco da una vita anche in posti ove facevo il bagno e scrutavo colla maschera i pesci per vedere dove erano e poi pescarli. Ma tecnicamente sono scarso.
Mi piace girare svariati posti e provare di tutto meno mosca e carpfishing.


Amo senza ardiglione? Che ne dice?

- A passata si; meno in acque ove ci sono anche trote, cioè torrenti di fondovalle, ma già in zone ciprinicole.
Il pesce bianco lo tieni sempre in tiro e non salta a parte qualche caso. La trota tante volte si e si slama abbastanza con amo od ancoretta senza ardiglione. Idem anche a ledgering.
A spinning mai meno ove è obbligatorio. Non rischio manco un 1% di perdere un medio/grosso predatore.





Come mai Dayaco?

- Essi sono una razza malese che prima tagliava e poi rimpiccioliva le teste dei nemici. Io faccio metaforicamente la stessa cosa adesso.

martedì 18 ottobre 2011

La pesca RI-VISTA da 360°

Coi ragazzi del forum PESCA360, del quale io e Walter facciamo parte da anni, abbiamo dato vita a questa iniziativa.
Non si tratta di una vera e propria rivista, ma come potrete capire dal gioco di parole presente nel titolo, abbiamo cercato di dare spazio ad un modo un po' diverso di vedere la pesca e tutto quello che gira attorno alla nostra passione.
Sfogiandola troverete sia articoli dedicati alla tecnica in senso stretto, sia scritti dedicati all'ambiente, alle pesche tradizionali e anche angoli in cui ci prendiamo un po' in giro.
Questo è il primo numero e già per il prossimo stiamo sviluppando idee interessanti, proposte dagli stessi utenti del forum.

Buona lettura.

La Pesca Ri-Vista

martedì 11 ottobre 2011

Contenimento alloctoni a Firenze

Gli interventi di contenimento delle specie aliene presenti nelle nostre acque continuano a moltiplicarsi.
Ormai su tutto il territorio nazionale si contano sempre più piani e progetti che tentano di porre rimedio a questo problema.

E' di nuovo il turno della Toscana: dopo Arezzo tocca a Firenze, con l'attuazione di un piano di contenimento degli esotici (in particolare Siluri e Channel)che interesserà le acque dell'Arno cittadino

Vi invitiamo quindi a leggere questo articolo apparso su "GREEN REPORT", che ci spiega come e dove verranno fatti questi interventi.

Pare da evidenziare soprattutto la sorte che spetterà al materiale raccolto durante le pesche di selezione. A questo proposito riportiamo uno stralcio dell'articolo.

"...Le operazioni di cattura sono assolutamente innocue per gli animali e si compiono tramite elettrostorditore e reti a tramaglio, lungo tratti di lunghezza di circa 500 metri di fiume, nel tratto cittadino dell'Arno. Gli animali prelevati sono tenuti in vita in acqua per il tempo necessario al completamento della sessione di cattura, al termine della quale vengono liberati in un apposito bacino di stoccaggio, ovviamente isolato dalle acque pubbliche..."

Quindi niente uccisioni di massa di questi animali, ma il trasporto in un'area loro destinata.
Speriamo che almeno questo importante particolare allevi le preoccupazioni di quelli che si oppongono a questo genere di intervento proprio perchè non vogliono vedere uccisi questi animali.

Qui il link all'intero articolo

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=12677&mod=greentoscana

sabato 17 settembre 2011

Gare di pesca al colpo

P&P in questa intervista non intende polemizzare sulla “Pesca vera - o – non vera”, sull’etica, sulla filosofia etc., ma si limita a riportare una semplice intervista.

Sotto il nome di “pesca al colpo” si intendono varie tecniche: canna fissa, bolognese, roubaisienne, inglese e alborella ossia tipologie di pesca che si attuano in gara.

Fino a non molti anni fa, in Italia le licenze di pesca superavano il milione di libretti. Si può quindi ben immaginare quale fosse il “movimento” di denaro intorno al mondo della pesca e, specialmente, intorno al mondo dell’agonismo. Tenete conto che un agonista era ( ed è tuttora) un “cliente” molto interessante per le grosse Aziende di pesca, dato che un agonista spende all’anno, tra attrezzature varie, esche, pasture etc., almeno dieci volte di più di un normale pescatore per diletto . L’associazione di pesca sportivi degli agonisti Italiani era la FIPSAS (a quell’epoca semplice FIPS).

Denaro e onestà non vanno troppo d’accordo, ed ecco perché l’intervistato avrà un Nick, grazie al quale si potrà esprimere liberamente su certi argomenti. Noi, per comodità, lo chiameremo “Silvio Trambusti”. Gli stessi amministratori del sito garantiscono la reale esistenza del suddetto.

Trambusti è nato e risiede tuttora in Toscana. E’ stato un agonista di livello medio (e se ne vanta). Ha anche collaborato alla rivista “Pescare” negli anni ’90.

-S. Trambusti, che differenza c’è tra l’attrezzatura da garista dei tuoi tempi e quella di adesso?

R: Ho cominciato a fare le prime gare che ero ancora adolescente, quindi a metà degli anni ’70. A quei tempi , l’attrezzatura, specie per chi iniziava, era molto ridotta rispetto a oggi. Si trattava di avere una “batteria” di canne fisse telescopiche ad azione di punta, dai 5 agli 11 metri, poi un paio di bolognesi di 5-6 metri e alcuni cannini da alborella. A quell’epoca, non esisteva ancora né roubaisienne, né inglese né i grossi panchetti che usano oggi.
Tutto sommato, erano gare alla portata di tutti o quasi, specie se uno si limitava ai circuiti provinciali. Se poi salivi di livello ( Regionale, Nazionale ) i costi lievitavano in modo esponenziale perché, oltre alle attrezzature, esche e pasture, dovevi mettere in conto la benzina, i pedaggi etc.
Ai miei tempi, poi, non esistevano gli Sponsor intesi in senso odierno. C’era qualche piccola azienda del tutto estranea al mondo della pesca che magari ci aiutava a pagare le piccole spese come affiliazione alla FIPS, tessere e poco altro.


-E i garisti di adesso che costi devono affrontare?

R: E’ difficile generalizzare. Certamente, oggi, anche un ragazzo giovane che comincia l’attività agonistica, deve mettere in conto di avere una roubaisienne, un buon panchetto, varie canne inglesi e bolognesi e relativi mulinelli e, in certi campi gara, ci vogliono anche le “vecchie” canne fisse e i cannini da alborella. Quindi, si può dire che, rispetto ai miei tempi, è una spesa superiore, anche perché molte Società di pesca sportiva, in pratica, “obbligano” il giovane (o la giovane) ad avere un certo tipo di attrezzatura, cosa che non succedeva ai miei tempi… Chi poi deve affrontare Campionati di un certo livello (Eccellenza Nord che corrisponderebbe ad una serie A in un altro sport oppure anche un’Eccellenza Zonale che invece sarebbe la serie B) si deve preparare a sostenere costi molto elevati, che sicuramente molti non si potrebbero permettere se non ci fossero gli Sponsor.
Da una recente indagine, pubblicata anche su di un noto forum, risulta che il 70 per cento circa dei 320 partecipanti all’Eccellenza Nord fanno parte del mondo della pesca, in quanto negozianti, rappresentanti, direttori commerciali di aziende produttrici e distributrici etc.


-Come si svolge una gara di pesca e come vengono redatte le classifiche ?

R: Tutti i partecipanti si ritrovano ad un luogo di Raduno. Lì, viene consegnata ad ognuno una busta che contiene le indicazioni per trovare il “picchetto” (posto di gara). Per esempio : Zona B, settore III, picchetto 5 , vuol dire che Ti dovrai recare nella Zona B, e poi al terzo settore della zona stessa. Lì, dovrai cercare il posto contrassegnato dal N° 5.
La gara, di solito, dura tre ore e per ogni tipo di Campionato sono previste delle “limitazioni” in fatto di esche e pasture.
Le Classifiche vengono redatte in base al peso del pescato da ogni singolo concorrente, quindi c’è una Classifica di Settore, di Zona e poi Assoluta.
Importante sottolineare che, prima e durante lo svolgimento della gara, i concorrenti sono (o, almeno, dovrebbero essere) controllati da un Giudice di Sponda, pronto a registrare ogni irregolarità e ad accogliere eventuali reclami.


-Ti è mai capitato di vedere od assistere a qualche “illecito” o “furbate” varie ?

R: Beh, sai, “la Madre dei furbi “ è sempre all’opera…Perché tutti vogliono vincere, o quanto meno “spulciare” il miglior risultato possibile.
Secondo me, bisogna distinguere due epoche : durante gli Anni Settanta, il pescato in gara veniva tenuto in buste di nailon legate alla cintola, per cui, a fine gara, i pesci erano morti. Ovviamente, c’è stato chi ha approfittato di questa norma, a volte, addirittura portando i pesci morti da casa per appesantire il sacchetto, e quindi vincere o quanto meno piazzarsi tra i primi.
Dopo, negli anni Ottanta, c’è stato l’obbligo tassativo di tenere il pesce in vivo nelle apposite nasse, per cui questo tipo di “escamotages” non è esistito più..
Le “furberìe” più evidenti sono quelle di chi detiene un quantitativo di esche
(bigattini) e pasture (sfarinati) di molto superiore al consentito dal Regolamento di questo o quel Torneo. E qui la “fantasia” dei furbi si scatena :
chi nasconde etti di larve dentro la fodera del giaccone da pesca (fodera cucita apposta), chi li nasconde in un calcio (o pompa) della Roubaisienne, chi cerca
di eludere i controlli celando cagnotti e pasture in borse, borsoni, fondi di secchi.. E la lista non finisce qui..


-Che mi puoi dire della situazione odierna ?

R_Oggigiorno, il mondo dell’Agonismo al Colpo in A.I. è in lento, ma (secondo
me), irreversibile declino. I giovani non sentono più, come una volta, il fascino delle gare. I motivi, del resto ci sono : la pesca in gara è uno “sport” costoso, per farsi una buona attrezzatura di base, occorre un mucchio di soldi. Poi, la benzina che costa ogni giorno di più. Mettiamoci anche che, negli ultimi 15-20
anni, sono nate discipline nuove di pesca come il Carp-Fishing, la grande esplosione dello Spinning e della pesca a Ledgering e la pesca al Siluro.
Queste nuove tecniche hanno affascinato sempre più giovani pescatori, promettendo grosse catture tutto sommato con un’attrezzatura che costa relativamente poco. Poi, c’è il fenomeno dei “laghetti” a pagamento (o cave), che offrono pesci a “pronta-pesca” (le famose “Trote-pollo”) e sono vicini alle città. Molti pescatori, anziani ma anche tanti giovani, vanno lì per “sfogare” la loro passione, sognando, magari, di pescare il bestione da dieci chili…


-Cosa mi dici dell’Arno Fiorentino ?

R: Purtroppo, tocchi un tasto dolente. L’Arno è MORTO !! Ed il brutto è che nessuno ne vuol sentire parlare.. E’ come la Favola del “Re Nudo” : tutti lo vedevano, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo. L’Arno a Firenze è praticamente un fiume “morto”, in quanto non c’è più pesce bianco..Dove sono andate a finire le tonnellate di cavedani, scardole, savette, carassi che c’erano fino a dieci-quindici anni fa ? Inquinamento (certo), Effetto Diga di Bilancino (certo), ma soprattutto MILIONI DI SILURI che si sono mangiati tutto il pesce rimasto!! Se poi ai Siluri vogliamo aggiungere i Cormorani e i Channels, altra specie alloctona più invasiva del siluro stesso, il quadro è completo.
Nelle Gare in Arno si prende poco o nulla : qualche manciata di alborelle,oppure, ogni tanto, c’è chi pesca il “Jolly” sotto forma di carpona di 5-6 kg o
un Silurotto della stessa taglia e riesce, dopo non pochi sforzi, a portarli a guadino. Sull’Arno sono stati pubblicati Studi dell’Università di Firenze, in cui si dichiara che il 90 per cento della Bio-Massa del fiume, è costituito da Siluri.
Che altro vuoi che ti dica ? Che ..hanno ammazzato il fiume più pescoso d’Italia ? Te lo dico, e sono incavolato NERO ! Soprattutto con tutti i bigotti-ipocriti che fanno finta di niente, o con gli sciocchi che credono che “la Natura” metterà le cose a posto ! Sì, domani !! Stammi bene !


Silvio detto “I’ Trambusti”.

mercoledì 14 settembre 2011

Precisazioni sul progetto "Pesca di Selezione"

In molti, a seguito della pubblicazione dell'intervista, ci hanno contattato e chiesto lumi riguardo alla deroga sulla pesca col vivo, soprattutto temendo ripercussioni sulle popolazini di lucci della zona. Anche su alcuni spazi web è nata la discussione, così ho pensato di chiedere di nuovo speigazioni ai fautori del progetto, L'Arci Pesca Fisa di Arezzo.

La mia domanda è stata semplice: la deroga alla pesca col vivo, non potrebbe rappresentare un pericolo per la popolazione di esocidi? Quali contromisure avete preso per evitare che questo avvenga?

Pronta la risposta del Comitato dell'Arci, che noi vi riportiamo testualmente.

(L'intervista al Comitato Arci Pesca Fisa di Arezzo sul progetto "Pesca di selezione" potete leggerla cliccando QUI)

I dubbi che hanno espresso i lettori sono corretti e direi anche apprezzabili perchè indicano che c'è stata una crescita notevole nella sensibilità
rispetto alla tutela del patromonio ittico. E questo ci piace molto.
Il rischio che viene paventato per il luccio è stato valutato da noi e direi contenuto al massimo. Ti spiego.
Il regolamento scritto da noi e approvato dalla nostra Amministrazione provinciale prevede l'assoluto divieto, nell'esercizio della Pesca di Selezione, di trattemimnento di qualsiasi altro pesce diverso dal Siluro. Per ulteriore tutela degli esocidi è stata definita inoltre un'area di applicazione del progetto ben precisa: si tratta di un tratto di Arno relativamente contenuto e di un breve tratto del Canale Maestro della Chiana, zone queste non votate alla presenza e alla pesca del luccio e facili da controllare con le guerdie ittiche della nostra associazione (me compreso).
Già dalla presentazione preliminare del progetto (Novembre 2010) abbiamo sottolineato che zone come Montedoglio, aree molto vocate alla presenza e alla pesca del luccio non dovevano essere incluse nell'areale di applicazione della Pesca di Selezione.
Se qualcuno abuserà di questa deroga che ci è stata data, abusando quindi della fiducia accordataci, sarà sanzionato. Ma questo vale per qualsiasi violazione commessa anche al di fuori di un progetto qualsiasi. Al corso saremo molto precisi e chiari su questo ed altri punti che ci stanno molto a cuore, come a voi.
Un'ultima cosa: la nostra Provincia vieta l'uso dell'esca viva perchè questa pratica piscatoria poteva, più o meno in buona fede, diventare veicolo di immissione di alloctoni (v. pseudorasbora parva). la deroga concessa non contraddice lo spirito della norma perchè nel nostro regolamento si impone di reperire l'esca viva nel luogo di pesca stesso.
Grazie per il vostro interesamento.